Il prezzo del vino è giusto!!!

12 Dicembre 2020 0 Di Mauro Leporieri

Perché un vino costa 2-10-100-1000… euri?

Te lo dico già: questo è un argomento delicato.

Cercheremo di essere chiari e più comprensibili possibile.

I prezzi del vino potrebbero sconvolgerti o lasciarti neutrale, ma pur non essendo il solo attributo che conta quando si parla di vini, resta sempre e comunque un reale punto di partenza e non di arrivo.

Partiamo dall’inizio.

Sei davanti allo scaffale di un’enoteca, davanti ad una carta vini, o semplicemente in uno shop on-line. Da neofita, le uniche cose che ti possono colpire sono:

L’etichetta,

La bottiglia

Il nome del vino

Il suo prezzo.

Come ti abbiamo raccontato nel capitolo apposito, c’è modo e maniera di districarsi tra i vari vini: da tavola, IGT, DOC, DOCG e via via che potresti trovare.

Ma questo a volte non basta per comprendere la qualità o il valore di un vino.

Facciamo un esempio: parliamo di Barolo o di Bordeaux, il discorso non cambia, potresti trovarti davanti ad una bottiglia che potrebbe essere prezzata  20 euro come 1000. Come facciamo a capire qual’è il reale valore di un vino di questo tipo?

Bisogna fare un passo indietro!

Quotidianamente, mentre fai la spesa al supermercato, puoi tranquillamente trovare dei vini in “tetrapack” (quei cartoncini che contengono a volte anche il latte il succo di frutta) che sono venduti a circa 2 euro o poco più.

Contemporaneamente potresti trovare bottiglie di vini che oscillano tra i 5 e i 15 euro, ma in rarissimi casi, troverai bottiglie di vino listate a 50 o 100 euro. Perché succede questo?

I supermercati cercano di proporre articoli che siano facili da rivendere senza il consiglio di un esperto. È nel loro DNA.

Solitamente cercano di mettere sul proprio scaffale brand conosciuti e di proporli al prezzo più accattivante per il loro tipo di clientela: questo in Italia, mentre nel resto del mondo, come ad esempio in Francia, questo tipo di  ragionamento è un po’ diverso. All’estero, i supermercati hanno anche, a volte, un incaricato dedicato ad aiutare il consumatore: questo li rende capaci di proporre anche vini di una certa qualità e di un certo prezzo, grazie al fatto che tu stesso, se non comprendi le differenze che puoi facilmente capire da un esame di etichetta, bottiglia e prezzo, sei un po’ in difficoltà a comprare senza alcune informazioni aggiuntive.

Qui dobbiamo fermarci e fare un’attenta riflessione:

Se vogliamo lavorare col vino e capire il suo prezzo dobbiamo pensare un po’ a come e da dove arriva: ovvero all’uva.

Non essendo un prodotto industriale come la Coca Cola, fatto di ingredienti separati,  mescolati da sapienti mani che sanno dare con continuità lo stesso gusto, con materie prime che si possono recuperare in qualsiasi periodo dell’anno e in qualsiasi zona del mondo, dobbiamo ragionare in maniera differente.

Viene da se che se il vino è all’interno dell’offerta di un supermercato, essendo questi ultimi catene organizzate a vendere prodotti di largo consumo, è quasi ovvio che attingono i vini da aziende che hanno grandissimi  appezzamenti di terreni (come succede in Emilia, ad esempio, col Lambrusco) o che comprano uve in grandi quantità,  o che acquistino vini da altre regioni e poi le imbottiglino semplicemente… insomma i supermercati comprano il vino 9 volte su 10 da grossissime aziende che sono vere e proprie fabbriche.

Tutto questo senza avere un diretto controllo sulla filiera produttiva, offrendo un prodotto onesto, in regola con le norme vigenti, e anche di buona fattura…ma non possiamo quasi mai aspettarci una grande emozione nel degustare un vino del genere.

Premesso questo, torniamo a noi.

Le peculiarità di un vino possono enormemente cambiare in base a:

Chi lo produce,

Dove,

Come,

Quanto,

Tutto rapportato agli ettari di vigna piantata posseduta.

Prendiamo di riferimento un prodotto ma questo concetto lo possiamo estendere a tutti i vini anche del resto del mondo. Immaginatevi un produttore di un grande vino italiano: un produttore di Brunello di Montalcino.

Il nostro caro produttore potrebbe avere 10 ettari (quasi una superficie come 10 campi da calcio per capirci) in una zona vocata e autorizzata a produrre il vino.

Da qui per un discorso di DOCG, le sue uve e quindi il vino ottenuto dalle stesse, acquisisce un certo valore: questo perché le regolamentazioni tengono conto della vocazione dei terreni alla coltivazione delle uve. Se tu avessi un terreno non adatto, non vocato all’allevamento di un certo tipo di vitigno, puoi ugualmente coltivarlo, ma non avrai nessun tipo di classificazione: otterresti quindi un vino rosso o bianco da uve X denominato “vino da tavola”.

Questo perché le zone di produzione sono state da tempo classificate in base alle caratteristiche dei terreni, alle esposizioni al sole e ai venti, ed escursioni termiche, quindi se esiste un pezzo di terra dove non è stata piantata dell’uva, probabilmente è un terreno non adatto alla vigna… molto facilmente per le sue peculiarità vocato ad altri tipi di cultura, sia essa seminativa o di altra specie.

Analizziamo un altro aspetto.

Potremmo avere un terreno confinante con un terreno vocato a produrre un grande vino e potremmo pensare di piantare lo stesso tipo di uva del nostro vicino ed ottenere un vino simile, ma non funziona così.

Probabilmente quel tipo di terreno è fuori dalle regolamentazioni, e quasi sicuramente presenta degli svantaggi tecnici per cui è considerato un terreno “poco adatto” non te la prendere è così punto, se andiamo più a fondo potremmo scoprire che questo appezzamento gode di una scarsa ventilazione, di una minima esposizione al sole, con un esposizione verso nord, o che semplicemente le acque piovane ristagnino dopo le piogge, o che insieme a tutti questi fattori, il tipo di terreno sia scarico dei nutrimenti necessari alla vite per una sua crescita e sviluppo di uve di alta qualità.

Prendiamo fiato, un secondo, 

è un argomento delicato e sto cercando di raccontartelo nella maniera più semplice che mi riesca come ti abbiamo promesso all’inizio di questo libro.

Potrai sempre approfondirlo visitando alcune realtà produttive, e assaggiando i vini che troverai da oggi in poi sulla tavola dei tuoi prossimi pranzi.

Analizzando quanto scritto sopra, abbiamo uno scenario di questo tipo:

grandi superfici di vigneti di 100-200 ettari in uno stesso appezzamento.

Appezzamenti da 10-20 ettari.

Altri da 1-2 ettari, e altre particolari situazioni, dove non possiamo più contare i metri quadri ma bensì i singoli filari, dove questi ultimi a volte divisi in due proprietari o più come succede nelle vigne di Cannubi, o in alcuni vigneti della Borgogna.

Piccolissime realtà che anche se attingono dallo stesso vigneto o filare, ma interpretati dal proprietario produttore in maniera differente, ottengono vini somiglianti per caratteristiche, ma con carattere e personalità che seguono quello del nostro amato contadino che ne esalta e interpreta le peculiarità positive.

A volte questi vini, possono essere più immediati, di facile comprensione e beva, a volte prodotti più austeri che hanno bisogno di più tempo per essere apprezzati, ma quasi sempre ci troveremo davanti a grandi vini.

Adesso che ti abbiamo tediato con tutte queste premesse mi auguro che ti sia chiaro che quando parliamo di un vino, di una denominazione precisa, dobbiamo poi conoscere, chi lo produce, dove, e se si tratta di una zona particolarmente di valore, dove all’interno si fa la “guerra” per averne ogni tanto un filare in più.

Cerco di farti un esempio, 

prova a pensare a come viene costruita una Ferrari, un capo di abbigliamento di Hermes o un gioiello di Tiffany.

Tutti questi esempi sopracitati, hanno un grande collegamento tra di loro, quello di essere ognuno leader del proprio settore, e di offrire  ognuno un prodotto esclusivo e di scarsa reperibilità.

 l’artigianalità manuale con cui vengono prodotti, li rendono pezzi unici e di inestimabile valore, non troverete mai ognuno di questi oggetti uguali, e anche se differenziano in piccolissime differenze sono apprezzati proprio per queste peculiarità, sono oggetti che si devono “prenotare” e le liste di attesa ne caratterizzano anche in parte il prezzo.

Pensa se questi oggetti fossero prodotti in catena di montaggio da un robot, tutti standard e tutti uguali, ci troveremo di fronte ad un prodotto che non saprebbe emozionarci così come lo fanno da diversi lustri e secoli.

Bene, gli stessi concetti di artigianalità, attenzione al dettaglio si applicano al vino.

Se io ho una piccola porzione di vigneto, nella zona più adatta e bella della denominazione a cui appartiene, sono diligente e lo allevo rispettando i cicli naturali, senza anche adoperare uno sproporzionato numero di antiparassitari, sono a buon punto, perché ho ottenuto una grande materia prima.

Poi ci mettiamo una dose di sapiente capacità di scegliere la più adatta epoca di vendemmia, vendemmiando a mano con piccole cassette, dove a volte ci portano a tornare più volte nello stesso vigneto, a vendemmiare man mano le uve mature al punto giusto, e che mentre tagliamo le uve le scegliamo le stesse anche dividendo le più buone  dalle meno belle, e non a vendemmiare con trattore vendemmiatore che raccoglie in un giorno quello che a mano richiederebbe almeno una settimana di decine di operai.

Adesso possiamo fare un paio di ragionamenti in base a questa premessa:

“Per definire il valore di un elemento bisogna prendere in esame la sua rarità, quanto sia difficile estrarlo o produrlo, e le proprietà chimico-fisiche.”

Questo è il concetto con cui gli esperti mondiali danno il valore ai metalli preziosi.

Un gioiello come un anello, ha molteplici varianti, ma noi parlavamo di Tiffany e vediamo cosa potrebbe influire,

Anello tipo 1- costruito con Diamante di 1 carato+una montatura classica+ il materiale facciamo oro 18 carati. Valore ipotetico simbolico per facilità di calcolo 2000 euro.

Anello tipo 2- costruito con Diamante di 1 carato, con un taglio particolare+ una montatura particolare fatta a mano da un abile orafo,  e in oro 24 carati. Valore ipotetico simbolico per facilità di calcolo 5000 euro.

Lo stesso ragionamento semplificando, lo puoi adattare alla Ferrari,

vengono costruite con pezzi fatti a mano, super leggeri e super resistenti, testati e ri-testati in grado di fornire alla vettura leggerezza e robustezza, nonché linee aerodinamiche che ne esaltano la velocità, una Ferrari costa circa 300.000 euro….

Anche le Volkswagen, le BMW, le Audi, sono auto di ottima fattura, ma i loro componenti, sono standard, in acciaio ottenuto da fusione, i componenti molto resistenti, ma pesanti, eccc…

Tralasciamo a proposito il ragionamento su Hermes, dove potremmo discuterne fino allo sfinimento, se conosci il marchio, ti viene facile comprendere il ragionamento, oppure basta che ti rechi a vedere le vetrine delle boutique di marchi famosi e le paragoni a quelle di un grande magazzino.

Giunti verso la fine di questo ostico argomento, parliamo del nostro vino,

Pensa che puoi avere:

Uva comune, buona premetto, prodotta in grandissimi appezzamenti e vendemmiata a macchina, e un enologo che deve curare grandi masse di prodotto, otterrà un bel vino, corretto e buono.

Oppure:

Uve rare, coltivate in piccolissimi appezzamenti, curate come bambini in culla, vendemmiate a mano da personale sapiente che mette anni di preziosa sapienza nel vendemmiare in piccole cassette, per non stressare i grappoli, e poi infine un enologo, che dal primo giorno di vendemmia a fine fermentazione, veglierà sul mosto come una mamma cura il proprio figlio dalla gestazione ai primi passi e cosi via.

Per ultimo pensa se,

Le uve sono rare, l’appezzamento è piccolissimo e in una zona dove il valore dei terreni da uva costano una fucilata, le culture dalla potatura alla vendemmia si possono fare solo a mano senza neanche un trattore

(Parlo di magaglio) e fatica, fino alla vendemmia anche essa a mano, che consente di selezionare e pulire i grappoli uno per uno dagli acini non idonei, il celere trasporto in cantina, la selezione su un banco di selezione fatta anche essa a mano, in maniera da dividere gli acini più piccoli e maturi da una parte, (NON PLUS ULTRA della produzione) e gli acini più grandi dall’altra.

Infine l’enologo, che non sarà uno comune, ma una persona con tante vendemmie alle spalle e che conosce le mille problematiche di cantina che non solo lo coccolerà dal primo giorno fino alla fine della fermentazione, ma che deciderà se farlo affinare in piccole botti (Barrique) botti medie (Tonneau) oppure enormi botti grandi come un Furgone per capirci oppure se deve affinare in fusti di acciaio inox.

Ognuno di questi contenitori, donerà al nostro nettare, sensazioni al naso e alla bocca uniche, ma per ottenere il massimo, bisogna essere dei veri GURU del settore, gente capace di esaltare, Tipicità dell’uva, Fragranza, equilibrio, potenza e piacevolezza e che grazie alla loro competenza vengono pagati a peso d’oro.

Infine arriva il momento di mettere in commercio il prodotto finito.

Alcune aziende lo vendono appena pronto, e ti dicono di aspettare un paio di anni o più per apprezzarne al meglio le sue caratteristiche, e monetizzano in quel preciso istante anni di duro lavoro e pazienza.

Altre cantine invece, fanno affinare il vino già in bottiglia per alcuni anni, da 1 a 3  o più dipende da quanto tempo il vino ha bisogno per essere “Pronto” da bere, e come puoi capire anche tutto questo ha un costo, che si ribalta direttamente nel prezzo finale…

Se poi ti chiami Petrus, Chateau Margaux, Romanee e Conti, Sassicaia, Masseto o Opus One, ne cito solo alcuni… tutto questo viene esaltato all’ennesima potenza e i prezzi schizzano alle stelle, i collezionisti e gli appassionati li pagano una cifra da urlo, pur di averne qualche bottiglia.

Questo introduce un altro argomento: “ma il vino è un prodotto da investimento?”

Si mio caro, è uno dei prodotti che ha reso agli investitori rendite altissime negli ultimi 30 anni.

Ora mi spiace essere stato troppo “stretto” nel cercar di trasmetterti i diversi valori del vino, ma occorrerebbe un libro intero o forse cinque, per riuscire a snocciolare una materia così, che sembrerebbe semplice vista dall’esterno, ma che invece offre migliaia di variabili per singola annata, quindi solo la Natura, la fatica del contadino, l’esperienza ed il sapere dell’enologo, ed infine la lungimiranza del proprietario della cantina sanno interpretare al meglio per offrire al mercato un vino che ti possa emozionare…  e si a volte farti commuovere….

DAVANTI AD UN BICCHIERE DI VINO.

Alla salute!